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Berlino Est, 1982. Il morale della popolazione è al minimo e l'esito dello scontro fra superpotenze appare ancora incerto. Il ministero per la sicurezza di stato della Ddr è alla ricerca di una nuova arma nella guerra contro il sistema occidentale, e si fa strada un'ipotesi sorprendente: combattere il nemico attraverso rime e versi. Vagliare i messaggi e la corrispondenza dei sospetti non era sufficiente, occorreva comprendere le figure retoriche, entrare nei meccanismi poetici, padroneggiare il linguaggio segreto degli avversari per stanarli tra le pieghe dei versi e per controbattere sul piano dello stile e dell'immaginario le minacce della dissidenza. In un esperimento che oggi appare incredibile, una delle forze di polizia segreta più temibili della storia europea cercò allora di reclutare e trasformare in un'arma del regime la più vaga delle discipline letterarie. Il circolo di poesia della Stasi è la storia di un nucleo di agenti segreti che si riunirono fino alla caduta del Muro per imparare a scrivere versi lirici. Una volta al mese, nell'ala paramilitare del ministero per la sicurezza di stato ad Adlershof, un luogo così segreto da non essere nemmeno presente nelle mappe di Berlino, ex agenti, giovani reclute e veterani della Seconda Guerra Mondiale si incontravano sotto la guida del poeta Uwe Berger per imparare il pentametro giambico, gli schemi delle rime e i sonetti petrarcheschi. Man mano che si immergevano nella poesia, però, gli agenti cominciarono a mettere in discussione l'ideologia di stato: lo studio approfondito non radicalizzò in loro la linea incrollabile del Partito, ma portò alcuni membri del circolo a esprimere gli stessi dubbi che i cittadini nutrivano al di fuori della macchina burocratica. Philip Oltermann ha trascorso anni a rovistare negli archivi della Ddr, a ripescare volumi perduti di poesia da scantinati ammuffiti e a rintracciare i membri superstiti di questa società di "poeti rossi" per raccontare la straordinaria storia vera del potere di sedizione della poesia.